30 settembre 2011

MAGAZZINO CONAD MONTOPOLI. LA COOPERATIVA MANDA VIA UN OPERAIO ED E' MOBILITAZIONE

Nella struttura già teatro di una triste vicenda legata al "traffico di manodopera", gli operai (molti migranti) hanno ora più consapevolezza dei propri diritti.

Ma l'attuale cooperativa che gestisce l'appalto, la Cft (che ha anche l'appalto di una parte dei magazzini di Unicoop Firenze - nota blog), secondo la Filt-Cgil non sta rispettando gli accordi presi e non ha rinnovato il contratto a un giovane operaio senegalese.

Domani (oggi per chi legge) sciopero di solidarietà dalle 6 alle 22, ma anche un modo "per riaffermare la dignità del lavoro"


Aria di nuovo tesa nel magazzino Conad di Montopoli. Dopo le vicende dello scorso anno legate a quelli che vennero descritti come veri e propri traffici di manodopera per lo più pakistana, con la cooperativa Alma alla quale fu poi revocato l'appalto, torna oggi a farsi sentire la voce dei lavoratori.

Sono oltre 400 gli addetti nel magazzino; 250 si occupano della merce ordinaria ed è personale gestito dalla cooperativa CSL di Civitavecchia, mentre i restanti 170 lavoratori sono addetti alle merci fresche. Per questi ultimi c'era fino a luglio la Hexes, alla quale è subentrata in estate la stessa Cft.

Da quando è esploso il caso dei pakistani, fra i lavoratori si è diffusa una maggiore consapevolezza dei propri diritti sul lavoro; tanti i nuovi iscritti al sindacato al momento del passaggio di consegne da Alma a Cft. E in occasione del passaggio tra Hexes e Cft, sono state poste condizioni precise, tra cui l'aspetto dei diritti dei lavoratori e delle relazioni sindacali, ma anche un accordo implicito con cui si garantiva la riassunzione di tutti i lavoratori con contratto a termine (salvo il verificarsi di casi estremi tali da legittimare un licenziamento).

Ma a inizio mese, il primo lavoratore a cui è scaduto il contratto, non se lo è visto rinnovato. Goffredo Carrara, segretario provinciale della Filt-Cgil, solleva la questione: "I lavoratori e il sindacato hanno intravisto in questa scelta il tentativo di non rispettare gli accordi presi. La persona che è stata mandata via è un ragazzo senegalese con moglie e due figli a carico che ha sempre svolto con serietà il proprio lavoro".

La vicenda è particolarmente sentita anche dai colleghi, preoccupati che possa essere solo il primo di una serie. Si è tenuta quindi un'assemblea lo scorso lunedì (26 settembre, ndr), "molto partecipata - commenta Carrara - che ha dato mandato alla Filt di intraprendere le dovute azioni per cautelarsi da comportamenti scorretti dell'azienda".

E' stato quindi proclamato lo sciopero per domani, venerdì 29, dalle 6 alle 22. "Lo sciopero è sia una forma di solidarietà dei colleghi, sia un modo per affermare la loro dignità di lavoratori - prosegue il sindacalista. La chiusura dell'azienda rispetto alla riassunzione di un suo dipendente, idoneo e capace, non è accettabile, né può costituire un precedente per licenziamenti futuri".

Uno sciopero, quello di domani, dalle modalità pesanti: sono molte le ore di astensione previste anche in considerazione della deperibilità delle merci, ma sono anche un segnale chiaro alla storica cooperativa fiorentina, che ad oggi, secondo il sindacato, non sta rispettando gli accordi presi.



Pisa Notizie.it

29 settembre 2011


27 settembre 2011

VERTENZA SNATT-GFE: BRACCIO DI FERRO ALLA COOP DI FACCHINAGGIO

Caso Gfe: la Snat si dichiara adempiente all’accordo firmato, con 61 posti di lavoro disponibili.

Vedi i precedenti


«Snatt Logistica Spa è perfettamente adempiente all’accordo siglato in Regione il 14 luglio 2011. Alla fine di luglio 2011 si sono tenuti colloqui per tutti i 75/80 posti; l’esito delle selezioni ha condotto alla convocazione per l’assunzione immediata di 61 persone (mentre due dei colloquiati avevano nel frattempo fatto pervenire comunicazione di aver trovato altrimenti lavoro) e vi è inoltre impegno all’assunzione di altre 18 persone in misura di tre al mese sino ad aprile 2012. Le convocazioni per l’assunzione sono state avviate a metà di agosto e sono state più volte ripetute. Ogni volta, ai lavoratori che si sono presentati nelle aziende, un delegato della Cgil ha detto loro di non firmare il testo dell’impegno all’assunzione che era stato loro sottoposto, testo scambiato in luglio».

A firmare il documento inviato ieri - in risposta alle accuse lanciate dalla Cgil sulla vertenza Gfe-Snatt - è direttamente Giovanni Fagioli, presidente della Snatt Logistica Spa. Che sottolinea come l’azienda «non ha mai inteso chiudere una causa, mantenendosene un’altra preannunciata (senza entrare qui -dice ancora Fagioli - nel merito della sua fondatezza o meno).

E poi: Snatt «subisce da luglio 2010 un attacco senza precedenti che ha gravemente pregiudicato la sua attività. E’ stato perso un appalto molto importante per la tipologia di cliente, per fatturato e per risorse occupate, cosa che di questi tempi non ci si può permettere».

A seguire, quattro punti per comunicare che: «I posti di lavoro attualmente disponibili per i ricorrenti della causa 121/11 del tribunale di Reggio - che intendano sottoscrivere transazione tombale delle controversie con la società - sono 61. Altri 18 si renderanno possibili indicativamente in misura di 3 al mese. I ricorrenti che intendano transigere le predette controversie ed essere immediatamente assunti dovranno presentarsi , muniti di un documento di riconoscimento, il giorno 28 settembre 2011 alle 14.30 presso il tribunale di Reggio, secondo piano, ufficio del giudice Alessandro Gnani, per formalizzare la rinuncia alla causa e la transazione, ricevendo lettera di assunzione da parte delle cooperative che già li hanno selezionati». Quanto alle altre 18 assunzioni, «avverranno alle medesime condizioni, e man mano che il datore di lavoro darà disponibilità per le assunzioni, ne verrà data comunicazione ai ricorrenti interessati per la formalizzazione della rinuncia alla causa e della transazione». Per quelle assunzioni per le quali ancora rimanesse richiesta, la rinuncia alla causa e della transazione varranno sempre, ma saranno legate al superamento di un periodo di prova .


27 settembre 2011

Gazzetta di Reggio


24 settembre 2011

ELEZIONI RSU, LA COOP DI GENZANO SCEGLIE USB PRIMA DEL VOTO


Nel punto vendita Unicoop Tirreno di Genzano, Cgil, Cisl e Uil non presentano liste per il rinnovo





Venerdì 30 settembre e sabato 1 ottobre si terranno le elezioni RSU/RLS nell’unità produttiva UNICOOP TIRRENO di Genzano.

Dopo aver conseguito risultati eccellenti a seguito dell’ottimo lavoro svolto durante il mandato, la RSU USB procede al rinnovo presentando la propria lista.

La mancata candidatura di Filcams CGIL, Fisascat CISL e UIL Tucs porta all’evidenza un dato politico inequivocabile rappresentato dalla sfiducia dei lavoratori nei confronti dei sindacati confederali, dimostrando inoltre che la proposta sindacale USB è accolta con favore dai lavoratori, i quali hanno sottoscritto la lista elettorale in massa.

L’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 è soltanto l’ultimo dei tasselli che compongono un mosaico sindacale piegato sui voleri di Confindustria e del Governo di turno e che si arroga la facoltà di disporre di diritti la cui titolarità spetta unicamente alle lavoratrici ed ai lavoratori di questo paese, i quali cominciano a trarre le naturali conclusioni sull’operato delle sigle confederali.

La Coop di Genzano è la cartina tornasole di questa situazione, la dimostrazione evidente che i lavoratori non sono più disposti a rilasciare deleghe in bianco, ribadendo la volontà di tornare protagonisti nella scelta del proprio futuro, rimettendo al centro il lavoro e la dignità.

Alle lavoratrici ed ai lavoratori si rivolge dunque USB, che coglie con soddisfazione la fiducia espressale dalla Coop di Genzano e che, nel ringraziare la RSU uscente per l’ottimo lavoro svolto, augura alla RSU che verrà eletta buon lavoro.


24 settembre 2011

USB Coordinamento Nazionale Commercio


23 settembre 2011

VERTENZA SNATT-GFE, DURO ATTACCO DELLA CGIL ALLA PICCININI


Il segretario regionale Mattioli: "Andiamo a fondo a causa di personaggi così". L'esponente Pd: "E' una cosa indegna"



L'avvocato e presidente dell'assemblea provinciale Pd, Silvia Piccinini



REGGIO - La notizia della rinuncia dei 30 lavoratori Gfe alla vertenza contro la Snatt non ha colto di sorpresa la Cgil: "Lo avevano già dichiarato pubblicamente - ha affermato Antonio Mattioli, segretario regionale Cgil Emilia-Romagna - La novità è che un territorio come quello di Reggio assista passivamente all'arroganza di Snatt e del suo rappresentante legale, Silvia Piccinini, che non racconta come stanno realmente le cose e sputa giudizi pur di discreditare il resto del mondo".

Un attacco durissimo, specie se si tiene conto dell'importante ruolo che la Piccinini ricopre anche nella politica: l'avvocato, infatti, oltre a difendere Snatt in questa vicenda, è pure presidente dell'assemblea provinciale del Pd. Quello di Mattioli e della Cgil è un'azione senza precedenti, rivolta a una rappresentante del partito e, indirettamente, anche al partito stesso: "Magari questo avvocato (Piccinini, ndr), a livello sociale, per il ruolo che copre nel Pd di Reggio, si riempie la bocca di democrazia, equità e tutela sociale salvo poi deridere chi vive con 640 euro al mese quando porta le vesti di portavoce della Snatt e del gruppo di cui fa parte". E ha concluso, durissimo: "Questo Paese è ormai pieno di personaggi del genere e forse è anche per questo che ci troviamo in queste condizioni".

I facchini sdraiati o seduti sui moduli davanti alla sede della Provincia

I facchini sdraiati o seduti sui moduli davanti alla sede della Provincia

Il nodo, in questo caso, sta nella rinuncia alla causa di ben 30 dei facchini Gfe, che ha portato Cgil a sostenere che "la Snatt si stia prendendo gioco della città, delle parti sociali e delle istituzioni: va fermata". Mattioli, in questa vicenda, ha chiamato in causa una serie di persone che avrebbero supportato Snatt in sede di trattativa: oltre alla già citata Piccinini, anche "Gabriele Arveda (commercialista, consulente di Snatt), Gabriele Benfenati (direttore generale di Snatt), Mario Zunda (ex Gfe, responsabile di Locos Job che opera in appalto da Snatt), Mauro Bricchi (responsabile di Emilux che opera in appalto da Snatt) e Walter Bigi (socio in Emilux e presidente della Nuova Unite Service che opererà in appalto da Snatt)".
Dopo una vicenda lunga e complessa, lo scorso 14 luglio si era arrivati a un accordo, sottoscritto in Regione, che avrebbe dovuto ricollocare alcuni dei lavoratori della cooperativa di facchinaggio. Così, secondo Mattioli, non è stato: "Dal 14 Luglio la Snatt non ha fatto altro che frapporre continue eccezioni alla gestione dell'accordo e alla collocazione dei lavoratori - ha attaccato il segretario regionale Cgil - facendo continuamente leva sul ricatto del posto di lavoro". Tutto questo "mentre le due cooperative che operano internamente, Emilux e Locos Job, hanno continuato ad assumere con l'applicazione del contratto 'indegno'”.

Da sinistra: Mirto Bassoli, segretario provinciale Cgil; Antonio Mattioli, segretario regionale, e un lavoratore Gfe nel presidio in Provincia di giugno

Da sinistra: Mirto Bassoli, segretario provinciale Cgil; Antonio Mattioli, segretario regionale, e un lavoratore Gfe nel presidio in Provincia di giugno

Secondo quanto spiega il sindacalista, sarebbero stati individuati "61 ipotetici posti di lavoro, che Snatt tenta di condizionare a una liberatoria 'tombale' dei lavoratori sulla mancata applicazione dei diritti retributivi e contributivi da parte di Gfe nel rapporto di lavoro precedentemente intercorso".

Come previsto dall'accordo del 14 luglio, i lavoratori avrebbero dovuto rinunciare alla causa per poter essere assunti. Eppure, qualcosa non ha funzionato a dovere. "Premesso che i posti di lavoro su cui Snatt si era impegnata al primo punto dell'accordo non ci sono (61 non sono 80) - ha continuato il segretario - si aggiunge anche la beffa della pretesa dell'azienda di rinunciare non solo alla causa, del resto prevista dall'accordo nel momento in cui vi è l'assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori attualmente in cassa integrazione, ma anche di rinunciare a qualsiasi diritto previsto dalla normativa vigente". Secondo il sindacato, tutto questo sarebbe la prova "dell'arroganza della Snatt per bocca della sua portavoce (avvocato Piccinini, ndr) che - ha concluso Mattioli - si spinge a scaricare sulla Cgil, sulle centrali cooperative, sulle istituzioni, responsabilità che sono solo di Snatt".

La replica della Piccinini
"Un indegno attacco a me, al partito che sostengo, a Snatt Logistica, ad una serie di persone variamente menzionate (con ruoli o funzioni che neppure hanno) ed al Partito democratico.Per quanto mi riguarda, gli attacchi si commentano da soli per i contenuti, le forme e le modalità ed il fine è sin troppo ovvio. Io sono serena. Chi mi conosce sa che non ho mai deriso alcuno, tantomeno i lavoratori, che anzi sono stati in cima alle prerogative di questi mesi di gestione della vertenza. Non corrisponde al vero neppure che io abbia scaricato responsabilità sulle centrali cooperative o sulle istituzioni. Spiace vedere che in un sindacato, del quale voglio ricordare un’altra storia ed altri modi, vi sia chi non trova di meglio che diffamare e cercare di mettere gli uni contro gli altri, a tacer d’altro. Per quanto concerne le accuse a Snatt Logistica, tutte infondate e gravemente diffamatorie, le repliche si faranno in altra sede. Per il momento si prende atto che sono definitivamente venute meno le condizioni minime di confronto con la Cgil. Sugli altri soggetti attaccati nulla posso dire, se non manifestare loro la mia vicinanza".

La replica di Gabriele Arveda

"Una replica semplice la mia: il messaggio del Sig. Mattioli si rappresenta per contenuti disperato e "vintage" (molto anni 70). L’elencazione dei nomi e il paventare complotti appartiene ad altre epoche ed è nello stile di lotta "sindacato contro padroni ", tipico della Cgil. Dal mio punto di vista professionale (non sono commercialista ma consulente del lavoro) , la distorsione della realtà mediante questi attacchi privi di fondamento, operata dal Sig. Mattioli, è tipica di chi , attaccando gli altri, evita dare risposte o rappresentazioni dei fatti ai suoi referenti. Io personalmente ho altre platee, anche istituzionali a cui devo dare (ed in parte ho già dato) conto. In questo senso non trovo disdicevole fare il consulente di Snatt Logistica che, per storia e fatti, meriterebbe altre considerazioni da parte del Sig. Mattioli, cosi come meriterebbero altre considerazioni le persone citate insieme a me".


Ferrari (Pd): "Attaccare così la Piccinini è come cercare un alibi anziché la soluzione"
Il segretario provinicale del Pd, Roberto Ferrari difende la Piccinini: "Mi sembra che attaccare in questo modo una persona - ha commentato Ferrari - sia come cercare un alibi invece che la soluzione di questo problema". Il segretario ha poi aggiunto di non capire da dove provenga "questa voglia di mettere sempre su due piani contrapposti la carriera professionale della Piccinini con quella politica. Conosco bene Silvia e posso dire che, oltre a essere una grande professionista, è anche un'ottima figura politica. Mescolare questi due piani in una faccenda così delicata mi sembra veramente di cattivo gusto".

Il segretario provinciale del Pd, Roberto Ferrari

Il segretario provinciale del Pd, Roberto Ferrari

Ferrari ha poi cercato di volgere l'attenzione su un altro aspetto di questa vicenda: "A Reggio, in regione e in tutta Italia ci sono tantissime aziende in crisi che cercano di trovare un giusto compromesso per tirare avanti. Ovunque accade che, dopo mesi di confronto, questo giusto equilibrio emerga e si riesca a gettare le basi per un secondo inizio. In questa vicenda, invece, mi sembra di capire che si faccia molta, ma molta più fatica che altrove. Mi spiace tanto, perché so che la categoria dei facchini subisce spesso ingiusti soprusi, ma ci dobbiamo anche rendere conto che non c'è soltanto la vertenza Snatt-Gfe in giro: ci sono tante altre aziende in crisi di cui non si parla mai. Non si parla mai neppure del fatto che i soldi per prorogare le casse in deroga sono finiti... A mio giudizio si tende a fare di questa una situazione importante a livello simbolico, mentre invece tutte le crisi aziendali sono importanti allo stesso livello".
Le conclusioni di Ferrari riprendono l'attacco iniziale di Mattioli, indirizzato tanto alla presidente dell'assemblea provinciale del Pd quanto al partito stesso: "In un momento come questo, sinceramente, avevamo bisogno di tutto tranne che la guerra tra persone o, ancora peggio, tra sindacati e partiti. Come avvenuto in passato, posso garantire che più volte ci siamo schierati, come Pd, dalla parte dei lavoratori per cause che ritenevamo essere giuste. Ma nessuno, esattamente come avvenuto questa volta, lo ha mai riconosciuto".



22 settembre 2011

Alessio Fontanesi

COOP E FREMURA TRATTANO CON IKEA PER PORTARLA A LIVORNO

Nel mese di maggio, il tentativo di Unicoop Tirreno di portare Ikea a Livorno, sottraendola all'area pisana, sembrava scartato

Ora il progetto pare rientrare in pista, con l'annunciato ritiro di Ikea dal progetto dell'insediamento del Centro a Migliarino (PI)


LIVORNO. L'Ikea si è ritirata definitivamente dal progetto di Migliarino Pisano: ad annunciarlo, la settimana scorsa, è stato l'amministratore delegato di Ikea Italia, Lars Petersson. Ma il colosso svedese dell'arredamento non ha riposto nel cassetto l'idea di aprire un nuovo punto vendita sulla costa toscana. In lizza c'è anche Livorno.

Durante l'estate ci sono stati dei contatti tra Ikea Italia, il gruppo Fremura - proprietario dei 190.000 metri quadrati di terreno su cui sorgerà Nuovo Centro - e la Levante srl, la società costituita da Unicoop Firenze e Coop Tirreno che ha rilevato il progetto commerciale: oggetto della trattativa, il grande contenitore da oltre 10mila metri quadrati di Svag (superficie di vendita autorizzata dalla Regione) che sarà realizzato su via del Levante.



22 settembre 2011

Il Tirreno

22 settembre 2011

MORTO SUL LAVORO, CHIESTO IL PROCESSO «ESSELUNGA RISPARMIO' SULLA SICUREZZA»


L'incidente si verificò nell'area di carico e scarico merci del supermercato in via Washingtona Milano. "La società di Caprotti non era dotata di alcun modello organizzativo e gestionale"




Nell'ottobre del 2009 un operaio morì schiacciato da un camion nell'area scarico merci del supermercato Esselunga in via Washington a Milano. Per quella morte bianca il pm Francesca Celle ha chiesto il rinvio a giudizio anche per la catena di punti commerciali di Bernardo Caprotti, che è imputata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti perché, all'epoca dei fatti, "non si era ancora dotata di alcun modello organizzativo e gestionale" finalizzato alla "prevenzione del reato di omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro".

Il pm ha chiesto il processo per omicidio colposo anche per sei dipendenti, fra direttori e responsabili della società, e per il legale rappresentante della azienda di trasporti per la quale lavorava la vittima. L'operaio, Claudio Birolini, 45 anni, con una moglie e due figli (assistiti dall'avvocato Michele Iudica), era rimasto schiacciato contro il muro da un camion, il 26 ottobre 2009, nell'area merci del supermercato. Secondo il pm, che ha disposto una consulenza tecnica, la tragedia si sarebbe potuta evitare se Esselunga avesse eliminato le "pendenze improprie del piazzale merci del supermercato" e realizzato "uno spazio di rifugio antischiacciamento" per gli autisti.

In più ci sarebbe voluto "un sistema di sorveglianza continuativa dei conducenti al carico/scarico su piazzale da parte di personale debitamente addestrato". L'assenza di misure di sicurezza
ha però permesso, secondo il pm, a Esselunga di avere "un vantaggio per risparmio di costi di adeguamento antinfortunistico del supermercato". Il pm ha dunque chiesto il processo per la società, nella persona del legale rappresentante Caprotti.



22 settembre 2011

La Repubblica.it


Update:
Esselunga: contestiamo accuse su morte operaio


CASO SNATT-GFE, 30 FACCHINI RINUNCIANO ALLA CAUSA


L'avvocato della Snatt: "Pronti i contratti per assumere 61 lavoratori, ma la Cgil spinge perché non firmino"

La Vertenza


CAMPEGINE (RE) - Trenta lavoratori della Gfe che, prima della firma dell'accordo in Regione il 14 luglio scorso, avevano comunicato al legale della Cgil Bruno Pezzarossi di voler uscire dalla vertenza, si sono presentati in tribunale per confermare la loro decisione. Visto che i fax inviati all'avvocato a ridosso dell'udienza del 23 giugno scorso non erano stati considerati validi da Pezzarossi ai fini della rinuncia alla causa, i 30 facchini, che da luglio lavorano in cooperative assegnatarie di appalti Snatt, hanno chiarito di persona la loro posizione e hanno firmato una scrittura privata in cui si legge: "A seguito degli sforzi profusi da Snatt il ricorrente ha trovato una nuova occupazione e dichiara di non avere più interesse alla causa".

I facchini rinunciano "a rivendicazioni riferite a differenze retributive o contributive o ad altri emolumenti maturati nel corso del rapporto sociale o di lavoro in Gfe nell'ambito degli appalti con Snatt Logistica" e specificano di "non avere null'altro da pretendere da Snatt".

Il legale di Snatt Sivia Piccinini respinge, nel frattempo, l'accusa rivolta all'azienda di non aver rispettato l'intesa siglata in Regione sulla ricollocazione dei lavoratori, mossa anche dalla presidente di Legacoop Simona Caselli. Oltre al lavoratore che ha riconquistato il posto di lavoro e ai 30 che hanno rinunciato alla causa, fa presente la Piccinini, ci sono "anche 61 lavoratori per cui i contratti sono pronti e che dovrebbero iniziare a lavorare a fine settembre in appalti Snatt, ma la Cgil spinge affinchè non firmino".

Sui lavoratori (un numero imprecisato) che avrebbero lasciato l'Italia continuando a percepire l'assegno di Cigs, la Snatt ha chiesto a Provincia e Regione di effettuare delle verifiche, di cui si attende l'esito.

La Federazione della sinistra rinnova il proprio sostegno ai lavoratori: "Saremo sempre al loro fianco - scrivono - se riterranno di riprendere la lotta per la salvaguardia del posto di lavoro, per la difesa della loro dignità e dei loro diritti, perché questi sono quelli in cui noi ci riconosciamo".

Sulla vicenda anche la Caselli era stata molto critica: "Da un lato Snatt chiede di rinunciare alla causa legale, cosa già in sé discutibile anche se comprensibile dal punto di vista logico - aveva spiegato la presidente di Legacoop - e dall'altro chiede ai facchini di lavorare per un periodo di prova di tre mesi dopo il quale possono essere lasciati a casa. Non credo che fosse lo spirito dell'accordo firmato dall'assessore regionale".



20 settembre 2011

Reggionline.com



LA MACCHINOSA FUSIONE DELLE TRE GRANDI COOP DEL NORD


Si parla di nuovo del progetto di fusione delle Coop del nord Italia, sarà la volta buona?


Ernesto Dalle Rive (foto)

Della fusione delle tre grandi Coop del nord Italia, Novacoop (Piemonte), Coop Lombardia e Coop Liguria,
se ne parla da molto, ma i tempi si dilatano sempre di più e qualche dubbio rimane.

A crederci sembra più che altro il presidente di Novacoop, Dalle Rive, che è anche presidente del Consiglio di Gestione di Coop Italia, carica che potrebbe non essere riconfermata a vantaggio di qualche esponente della cooperazione emiliana.


In passato il più scettico dei tre presidenti è parso quello di Coop Liguria, Francesco Berardini, che mesi fa aveva dichiarato: «abbiamo deciso di non concentrarci unicamente sugli aspetti finanziari dell'operazione, ma di privilegiare le questioni operative: solo se il soggetto unico si rivelerà più efficiente andremo avanti, trovando una formalizzazione adeguata».


Nel dicembre scorso i cda delle tre coop hanno approvato un documento comune che prevede di assegnare ad un advisor (Unipol o Deloitte) il compito di comparare gli ultimi tre bilanci degli aspiranti partner, simulare la fusione e calcolare i benefici delle sinergie. Nel comunicato attuale, il presidente Dalle Rive non vi fa riferimento. Si parla invece di un piano d'impresa di Unicommercio che costituirebbe la base per definire i tempi della fusione in un'assemblea nel prossimo dicembre e sempre Dalle Rive ammette che «è un processo complesso che potrebbe anche avvenire gradualmente». Lo stesso Dalle Rive qualche mese fa non aveva nascosto le difficoltà: «non è facile costruire un percorso di integrazione con soggetti così diversi, abituati a muoversi in mercati molto differenti tra loro».

In ogni caso, visto i bilanci non proprio profittevoli di alcune Coop, in special modo Coop Lombardia e la difficoltà acuita dalla crisi nel tener testa in un mercato sempre più competitivo, la strada della fusione appare come quella da percorrere.


Se il progetto dovesse finalmente decollare, non sono da escludere tentativi analoghi negli altri due distretti: quello adriatico, dove Coop Adriatica potrebbe coinvolgere le altre due coop (Estense e Consumatori Nordest) che se la passano un pò peggio.

Lo stesso dicasi per il Distretto Tirrenico, dove Unicoop Firenze potrebbe finalmente giungere ad un accordo con la recalcitrante, ma poco redditizia Unicoop Tirreno, che sta cercando, in una fase congiunturale non certo facile, di rialzare la testa dopo tre bilanci consecutivi in rosso.

******************************************************************************

Il progetto di fusione fra le tre grandi Coop della distribuzione del Nord Italia (Piemonte, Liguria e Lombardia) ''va avanti, anche se potrebbe subire rallentamenti''. Lo ha detto il presidente Ernesto Dalle Rive, che ha presentato oggi il bilancio di sostenibilita' della societa' leader in Piemonte nella grande distribuzione.

''A novembre – ha spiegato – avremo il piano d'impresa messo a punto da Unicommercio e sulla base di questo, a dicembre, l'assemblea definira' i tempi della fusione. E' un processo complesso che potrebbe anche avvenire gradualmente''.

Le tre Coop hanno gia' integrato le attivita' di logistica, i servizi informativi e gli acquisti attraverso il Consorzio Nord-Ovest (non è incoraggiante che la relativa pagina web "non è presente" - nota blog).

Per Nova Coop Piemonte, che ha 675 mila soci e una rete di vendita formata da 35 supermercati, 13 superstore e 15 ipermercati, il calo dei consumi non frena i conti: la previsione e' di chiudere il 2011 con un aumento dell'1% rispetto alla cifra record di 1 miliardo e 28 milioni del 2010.


21 settembre 2011

Blitz Quotidiano


18 settembre 2011

NOVACOOP PUNTA FORTE SU VERCELLI




Acquistati 80 mila metri quadri all'ex Montefibre





Sembra destinata a crescere la presenza di Novacoop nella nostra città. Dopo il progetto d’insediamento del nuovo centro logistico e direzionale nell’area industriale, i cui lavori dovrebbero partire a breve per concludersi entro il 2012, la cooperativa, leader in Piemonte nel settore della grande distribuzione con 36 supermercati, 12 superstore e 15 ipermercati, oltre 4700 dipendenti e una superficie complessiva di vendita di circa 156mila metri quadrati, starebbe pensando ad un nuovo investimento che prevede il trasferimento dell’attuale supermercato di largo Chatillon nell’attigua area ex Montefibre.

Per chi arriva da via Lagrange, tanto per intenderci, tutta l’area che si sviluppa a sinistra del supermercato Coop fino al termine di viale Torricelli e che poi si immette nello stradino che conduce al vecchio Covo. O almeno conduceva, perché ora la zona è interessata dalla costruzione del sottopasso ferroviario, quasi ultimato, che metterà in collegamento viale Torricelli e corso Marconi, in pratica il centro città, con la tangenziale nord che porta a Novara e Biella. Proprio la prossima apertura di questo asse viario ha reso particolarmente appetibile, dal punto di vista commerciale, l’area dell’ex Montefibre ancora inutilizzata e di proprietà di Snia Immobiliare. Almeno fino alla scorsa settimana.

In questi giorni, infatti, sarebbe stata raggiunta l’intesa per il passaggio di proprietà dell’intera area, a destinazione commerciale e artigianale, da Snia a Novacoop. I tempi saranno di medio termine.

Novacoop intende prima far entrare in funzione il nuovo centro logistico e direzionale, per poi dedicarsi a questo nuovo ambizioso progetto che prevederebbe la realizzazione di un centro commerciale di circa ottomila metri quadrati di area di vendita, comprendente almeno tremila metri quadrati di area vendita non alimentari ed esercizi di vicinato.

L’intera area acquisita da Novacoop supera gli 80mila metri quadrati. Il badget deliberato per l’investimento complessivo, tra acquisto area, autorizzazioni, urbanizzazioni, progettistica e realizzazione del centro commerciale, ammonterebbe a circa trenta milioni di euro.



16 settembre 2011

La Sesia On Line



CASSAZIONE: UN SINDACATO PUO' PROMUOVERE L'ART. 28 ANCHE SE NON E' FIRMATARIO DEL CONTRATTO


In base alla sentenza della Cassazione, un sindacato nazionale può ricorrere all'art. 28/700 (condotta antisindacale) anche se non risulta firmatario del contratto nazionale



La Corte di Cassazione, sulla base di un ricorso proposto dallo SLAI Cobas contro Videotime S.p.a. (società del gruppo Mediaset S.p.a.), ha risolto l'annosa questione in ordine ai requisiti per proporre il ricorso ex art. 28 per la repressione della condotta antisindacale.

Sulla base di una errata interpretazione di un'altra sentenza della stessa Corte (sentenza n. 212/2008), che aveva ritenuto di valorizzare la sottoscrizione di un contratto collettivo nazionale da parte del sindacato ricorrente (in quel caso carente del requisito organizzativo e strutturale di carattere nazionale), ai fini del riconoscimento del concetto di - organizzazione sindacale nazionale - richiesto per la proposizione del ricorso ex art. 28 Statuto dei Lavoratori.

Sulla base di quell'interpretazione (a nostro giudizio errata) alcuni giudici di merito tra cui il Tribunale di Milano e la Corte di Appello di Milano, esclusivamente nella sentenza cassata, avevano ritenuto di considerare essenziale, per la proposizione dell'azione, la sottoscrizione di un contratto collettivo nazionale da parte dell?organizzazione sindacale ricorrente.

In pratica si riconosceva la possibilità di utilizzare tale strumento esclusivamente a quei sindacati che avessero soddisfatto detto requisito, "implicante il consenso della controparte datoriale". Tale soluzione era palesemente in contrasto con la ratio della norma, evidenziata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 54 del 1974 e introduceva un elemento di confusione tra i requisiti stabiliti dall'art. 19 Legge 300/1970 e quelli previsti dall'art. 28 della stessa legge.

Con la decisione di cui in commento è stato quindi formulato il seguente principio di diritto: "ai fini della legittimazione attiva a promuovere l'azione prevista dall'art. 28 della legge 300/1970, per associazioni sindacali nazionali devono intendersi associazioni che abbiano una struttura organizzativa articolata a livello nazionale e che svolgano attività sindacale su tutto o su ampia parte del territorio nazionale, ma non è necessario che tale azione abbia anche comportato la sottoscrizione di contratti collettivi nazionali".

Tale soluzione, quindi, consente, correttamente, anche alle organizzazioni sindacali "dissenzienti" di utilizzare lo strumento processuale introdotto dall'art. 28 Statuto dei Lavoratori, auspicando implicitamente lo sviluppo del pluralismo sindacale, garantito anche dalla Carta Costituzionale.



17 settembre 2011

Avv. M. Rizzoglio

Slai Cobas.it



17 settembre 2011

IL PATRON DI ESSELUNGA, CAPROTTI, CONDANNATO PER IL LIBRO "FALCE E CARRELLO"


Nuova puntata dell'infinita querelle giudiziaria dopo l'uscita del libro (2007) di Bernardo Caprotti sulle Coop della GDO. Stavolta il punto lo segnano le Coop




La guerra del carrello a mezzo stampa segna una sconfitta pesante per il patron dei supermercati Esselunga. Il Tribunale di Milano ha condannato Bernardo Caprotti per la pubblicazione del libro Falce e carrello, con cui accusava le “coop rosse” di utilizzare i legami con la politica locale per tagliare fuori i concorrenti e di approfittare del loro monopolio per tenere alti i prezzi a danno dei consumatori. Per i giudici è tutto il contrario: Caprotti attraverso quella pubblicazione ha commesso “un’illecita concorrenza per denigrazione ai danni di Coop Italia”.

La sentenza impone il pagamento di una multa di 300mila euro, unitamente all’obbligo di ritirare il phamplet dal mercato con divieto di futura ristampa. La somma è irrisoria a fronte di una richiesta iniziale di 40 milioni, una goccia nel mare dei profitti (300 milioni) ma tuttavia segna un duro colpo per l’immagine di Esselunga. Coop Italia aveva chiesto addirittura di imporre l’affissione di copia della sentenza alle casse dei 132 punti vendita di Caprotti ma il giudice Patrizio Gattari ha ritenuto la misura eccessiva. Oltre a Caprotti e a Esselunga spa che ha distribuito il libro nei punti vendita, risultano condannati anche l’economista Geminello Alvi che ne ha curato la prefazione, il giornalista Stefano Filippi coautore e la casa editrice Marsilio.

Esultano, ovviamente, le Coop che dal 2007, anno di pubblicazione del libro, hanno risposto per via legale capitolo per capitolo. Vincenzo Tassinari, presidente Consiglio di Gestione di Coop Italia commenta: “E’ stata ristabilita la verità su Coop e su tutto il movimento cooperativo che sono stati oggetto di una campagna violenta e denigratoria da parte di Caprotti. La sentenza lo dice chiaramente: quella del libro è stata un’operazione denigratoria volta a danneggiare un concorrente con mezzi non leciti”.

Falce e carrello è uscito a settembre di quattro anni fa con l’obiettivo di denunciare come la politica, attraverso il “braccio armato” delle cooperative della Lega, fosse riuscita a mettere le mani sulla spesa degli italiani. Caprotti, allora 81enne presidente e socio fondatore della prima catena di supermercati del Paese, sosteneva che l’alleanza tra partiti e distribuzione cooperativa finisse per penalizzare la concorrenza e stabilire un regime di monopolio che consentiva alle coop di tenere i prezzi artificiosamente alti, penalizzando il consumatore impotente.

Lo scontro si sarebbe consumato sul suolo dell’edilizia immobiliare per l’apertura degli store che amministratori locali in quota alla sinistra avrebbero ostacolato sistematicamente per frenare l’avanzata al centro dell’impresa milanese. Un attacco al cuore del sistema cooperativo, con tanto di aneddoti e ricostruzioni circoscritte poi a tre grandi soggetti che hanno instaurato altrettanti contenziosi nei rispettivi tribunali.

Quella di oggi per Coop Italia è solo l’ultima delle sentenze. Sempre il Tribunale civile di Milano ha dovuto definire i contenziosi sollevati da Coop Adriatica, Coop Liguria e Coop Estense. L’ultima è stata definita ad aprile e scagiona Caprotti, quella ligure un anno prima aveva rigettato le accuse ma condannato Esselunga a pagare 50mila euro per aver mosso critiche ai propri concorrenti. Identico l’impianto della sentenza di oggi su Coop Italia: “decade l’accusa di diffamazione per la ricorrenza della scriminante dell’esercizio del diritto di critica mentre le domande avversarie sulla concorrenza sleale sono invece fondate”.

La guerra del carrello, che dallo scaffale passa in libreria e poi in Tribunale, si trascina da mezzo secolo. Nel 1957 il nome di Caprotti compare tra le ricche famiglie milanesi che seguono il magnate americano Rockefeller nel tentativo di portare anche in Italia l’impresa distributiva moderna su base padronale. Il modello del “Superstore” (poi Esselunga) attecchisce nelle grandi città densamente popolate del Nord ma non scende sotto il Po, dove già all’epoca operava il sistema alternativo dell’impresa cooperativa con 6mila aziende attive su tutto il territorio. La guerra inizia lì. E l’ostilità cresce di pari passo con i numeri: le Coop oggi contano 56mila dipendenti, 7 milioni di soci e un fatturato di 13 miliardi. Esselunga fattura 300 milioni l’anno e ha 132 punti vendita. Dopo un breve passaggio di mano al figlio, Caprotti torna in sella e ad 81 anni decide di togliersi i sassi dalle scarpe e gettarli come un macigno nel lago della concorrenza. Scrive “Falce e carrello” che viene distribuito in 500mila copie attraverso la rete capillare dei punti vendita Esselunga.

La società non commenta la condanna ma persone vicine al patron fanno sapere che il ricorso in appello è scontato. La guerra del carrello continuerà nelle aule di tribunale e sui giornali. Il giudice condanna infatti Caprotti a pubblicare entro 60 giorni sui quotidiani nazionali il dispositivo della sentenza (“con caratteri doppi rispetto al normale e in grassetto”). Ma probabilmente lo stesso Caprotti, come in passato, comprerà pagine del Corriere della Sera per rispondere, colpo su colpo, alle contestazioni delle cooperative. Il Corriere potrebbe anche prestarsi alla campagna, anche perché il direttore di oggi in via Solferino, Ferruccio De Bortoli, sedeva accanto a Caprotti nella conferenza stampa di presentazione del libro-denuncia. Così la guerra del carrello andrà avanti. Ricominciando dai giornali.



17 settembre 2011

Thomas Mackinson

il Fatto Quotidiano


10 settembre 2011

«LA SNATT NON RISPETTA GLI ACCORDI». NON SI PLACA LO SCONTRO CON GFE

REGGIO GFE BIVACCO IN GHIARA
REGGIO GFE BIVACCO IN GHIARA


Lo sfogo di Simona Caselli, presidente di Legacoop: "Delle 80 riassunzioni promesse ne è stata concretizzata soltanto una".


Reggio Emilia - La vertenza Gfe torna sotto i riflettori. A meno di due mesi dall'accordo del 14 luglio scorso, che ha posto fine alla protesta dei facchini indiani della cooperativa di Reggio Emilia, si riaccendono le polemiche sul rispetto degli impegni presi. Che ad agosto e' stato sollecitato direttamente anche dall'assessore regionale alle Attivita' Produttive Giancarlo Muzzarelli, che ha chiesto conto della effettiva riassunzione da parte dell'azienda di logistica Snatt dei lavoratori messi in mobilita' da cui ha avuto origine la vertenza. Al momento infatti, delle 80 riassunzioni previste su (185 facchini licenziati), quella a tempo indeterminato andata in porto sarebbe solo una.

A margine di un incontro con la stampa, la presidente di Legacoop Simona Caselli torna sulla vicenda e chiama fuori la centrale cooperativa ripassando la patata bollente a Snatt. "Le cooperative coinvolte- spiega la presidente- non erano nostre associate e dunque non avevamo a che fare con tutta la vicenda. Abbiamo ritenuto di essere presenti al tavolo di confronto regionale perche' chiamati e perche' siamo una forza responsabile e per difendere il modello della buona cooperazione".

Nel merito dell'accordo, Caselli ricorda: "Noi abbiamo preso un impegno sussidiario, cioe' e' la Snatt che ha preso l'impegno di cui Muzzarelli adesso chiede conto, quello di collocare un centinaio di persone. Noi abbiamo preso l'impegno ad agevolare i ricollocamenti, ma non potevamo naturalmente promettere niente perche' l'associazione non ha alcun potere sulle singole cooperative, segnalando chi eventualmente dovesse rimanere fuori". Quello "che non e' successo- conclude Caselli- e' proprio questo: non hanno messo a lavorare quelli che la Snatt aveva promesso di mettere a lavorare quindi credo che adesso l'assessore regionale pretenda il rispetto di quel pezzo dell'accordo. Inoltre da un lato Snatt chiede di rinunciare alla causa legale, cosa gia' in se' discutibile anche se comprensibile dal punto di vista logico, e dall'altro chiede ai facchini di lavorare per un periodo di prova di tre mesi dopo il quale possono essere lasciati a casa. Non credo che fosse lo spirito dell'accordo firmato dall'assessore regionale".

Piu' in generale Caselli commenta: "Abbiamo sempre teso a distinguere la cooperazione buona da un altro tipo di cooperazione che si muove utilizzando il modello in maniera strumentale. Legacoop ha sempre applicato i contratti firmati con le organizzazioni nazionali dei sindacati di categoria, contratti che rientrano totalmente nell'ambito della contrattazione libera fra le parti, ma ci sono anche dei contratti che vengono applicati e che secondo noi violano l'articolo 36 della Costituzione, perche' pagano le persone il 35% in meno del nostro contratto e di conseguenza si arriva a dei livelli che configurano vere e proprie forme di sfruttamento. Ricordo che la cooperazione e' nata per affrancare le persone dalla poverta' e dallo sfruttamento e la storia economica di Reggio ne e' assolutamente testimone. Per cui non possiamo accettare che il modello cooperativo venga snaturato in questo modo e utilizzato per sfruttare dei lavoratori"


9 settembre 2011

il Resto del Carlino.it



09 settembre 2011

MAGAZZINI ESSELUNGA DI BIANDRATE (NO): I LAVORATORI DELLA COOP APPALTO SI RIBELLANO



L'ennesima brutta vicenda che riguarda una cooperativa che ha in appalto i magazzini, in questo caso quelli di Esselunga a Biandrate, in provincia di Novara. Questa storia sembra la copia esatta di altre, in particolare ci ricorda quella dei lavoratori di Alma group che aveva in appalto le attività del magazzino Conad di Montopoli Valdarno (PI)

Giovedì 1 settembre hanno bloccato i magazzini per alcune ore contro le trattenute in busta paga di alcune centinaia di euro operate dalle cooperative.

Con la dichiarazione dei redditi (730) fatta con la UIL i lavoratori avevano chiesto gli arretrati 2008 e 2009 per i premi produttività, gli straordinari, i turni di lavoro notturno, ma in busta paga si son ritrovati a pagare anziché riscuotere.

Con la lotta i lavoratori hanno costretto le cooperative di Briandate arestituire subito il maltolto, dando a ciascuno un assegno di 600 euro. Ora i lavoratori hanno deciso di presentare una piattaforma sulle condizioni di lavoro, il salario, gli orari e di diritti. Quasi tutti i lavoratori sono asiatici (in maggioranza) e africani.


4 settembre 2011

Libera.Tv


Update:

E' ANCORA IN CORSO IL PRESIDIO DELLE PORTINERIE DEI MAGAZZINI ESSELUNGA DI BIANDRATE (NOVARE) DA PARTE DEI 200 LAVORATORI DELLE COOPERATIVE DEL CONSORZIO SAFRA.

LO SCIOPERO E' INIZIATO OGGI ALLE 12 PERCHE' IL PRESIDENTE DEL CONSORZIO SAFRA, LONGO, SI RIFIUTA DI PARLARE CON LO SLAI COBAS IN QUANTO "NON FIRMATARIO DEL CONTRATTO NAZIONALE DELLA LOGISTICA TRASPORTI".

QUESTO NONOSTANTE LA MAGGIORANZA DEI LAVORATORI SI SIA ISCRITTA ALLO SLAI COBAS.

I LAVORATORI, MEZZ'ORA FA, HANNO AVUTO LA SOLIDARIETA' DA PARTE DI UN'ALTRA COOPERATIVA DI 70 LAVORATORI, ANCH'ESSI QUASI TUTTI IMMIGRATI PAKISTANI, INDIANI, AFRICANI, ECC..

SONO SUL POSTO POLIZIA E CARABINIERI.

Slai Cobas.

3356643651 -
3333368603




05 settembre 2011

SCIOPERO MARTEDI 6 SETTEMBRE: LE MANIFESTAZIONI A FIRENZE













Sciopero generale: le manifestazioni in programma il 6 settembre a Firenze:


USB - Unione Sindacale di Base

Firenze - Piazza SS.Annunziata, ore 9,00











Cgil

Firenze
- La manifestazione partirà da piazza Cavalleggeri, di fronte alla Biblioteca Nazionale.


.

CONTRATTI, PASSA LA DEROGA ALL'ART. 18, CON L'INTESA AZIENDALE SI POTRA' LICENZIARE

La Commissione bilancio del Senato approva la Manovra e l'emendamento della maggioranza. L'accordo locale potrà "ignorare" le tutele dello Statuto dei lavoratori.

Camusso (Cgil): "Il governo sta cancellando la Costituzione"

Le intese sottoscritte a livello aziendale o territoriale possono derogare ai contratti ed alle leggi nazionali sul lavoro, incluso lo Statuto dei lavoratori, ed alle relative norme, comprese quelle sui licenziamenti. Tradotto in termini sostanziali, anche le aziende con più di 15 dipendenti potranno ricorrere più facilmente ai licenziamenti senza giusta causa - aggirando il divieto sancito dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori - , potendo sfruttare misure di "indennizzo" alternative al reintegro del lavoratore, se questo potere sarà dato loro da un'intesa con i sindacati maggioritari in azienda.

La "rivoluzione" è contenuta nell'emendamento di maggioranza all'articolo 8 della Manovra, approvato oggi dalla Commissione bilancio del Senato, ed ha immediatamente scatenato le proteste della Cgil e delke opposizioni.

La modifica all'articolo 8 - Il provvedimento passato in commissione stabilisce che, "fermo restando il rispetto della Costituzione, nonché i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro", le specifiche intese aziendali e territoriali "operano anche in deroga alle disposizioni di legge" ed alle "relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro". L'emendamento prevede, in aggiunta, che le intese valide saranno non solo quelle "sottoscritte a livello aziendale o territoriale da associazioni comparativamente più rappresentative
sul piano nazionale" (come già prevedeva il testo della manovra), ma che anche le associazioni "territoriali" avranno la possibilità di realizzare specifiche intese "con efficacia nei confronti di tutti i lavoratori interessati" su temi come "le mansioni del lavoratore, i contratti a termine, l'orario di lavoro, le modalità di assunzione, le conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro".

Le materie escluse - Restano escluse dalla contrattazione aziendale alcune materie e norme generali a tutela di diritti e interessi superiori. Così non si potranno fare accordi locali su temi quali "il licenziamento della lavoratrice in concomitanza del matrimonio, il licenziamento della lavoratrice dall'inizio del periodo di gravidanza fino al termine dei periodi di interdizione al lavoro, nonché fino ad un anno di età del bambino, il licenziamento causato dalla domanda o dalla fruizione del congedo parentale e per la malattia del bambino da parte della lavoratrice o del lavoratore ed il licenziamento in caso di adozione o affidamento".

Il potere dei sindacati "locali" - L'emendamento approvato prevede che anche i sindacati percentualmente più rappresentativi a livello territoriale possano sottoscrivere accordi con le aziende. la modifica all'articolo 8 del decreto stabilisce infatti che possono sottoscrivere le intese o le "associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o territoriale", ovvero le "loro rappresentanze sindacali operanti in aziende"; le intese, inoltre, come già previsto, avranno "efficacia per tutti i lavoratori, a condizione di essere sottoscritte sulla base di un criterio maggioritario relativo alla presenze sindacali".

Le reazioni. "Le modifiche della maggioranza di governo all'articolo 8 - commenta Susanna Camusso, leader della Cgil - indicano la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, e non solo l'articolo 18, in violazione dell'articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama".

"Dicevano che non si toccava l'articolo 18, invece ora è possibile e viene scritto espressamente. Tutto questo è inaccettabile", commenta Giovanni Legnini, senatore Pd. Con il sì dei sindacati, riassume Achille Passoni, senatore Pd, si potrà anche licenziare: si apre la strada per la "possibile cancellazione in un contratto aziendale dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori; una pura follia giuridica e politica". "Il diritto del lavoro, con un balzo di dubbia costituzionalità, torna indietro di almeno sessant'anni - dice Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd - le modifiche che consentono a un sindacato senza rappresentanza nazionale di derogare alle leggi dello Stato o ai contratti nazionali sono in radicale contraddizione con l'accordo del 28 giugno raggiunto da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria".

"L'Idv - commentano Antonio Di Pietro e Maurizio Zipponi, responsabile lavoro del partito - continua a sostenere che questa norma sul lavoro non c'entra nulla con il pareggio di bilancio, in quanto non ha ritorni di tipo economico. Il fatto di averla voluta rende esplicito l'odio con cui questo governo si rivolge al mondo del lavoro pubblico e privato, mentre difende con le unghie e con i denti tutti i privilegi di chi mai ha pagato. Un ragione in più - concludono - per partecipare allo sciopero di martedì sei settembre".



4 settembre 2011

La Repubblica.it


03 settembre 2011

MAGAZZINO COOP DI SESTO F.NO SPERA NEL BOLLETTINO METEREOLOGICO


Il magazzino Unicoop Firenze di Sesto Fiorentino in attesa della pioggia per ottenere il proprio orario di lavoro




Unicoop Firenze ha spostato con una comunicazione equiparabile ad un ordine di servizio, il normale orario pomeridiano (12.52-20.29) ad un orario notturno (18.00-1.27). Questo in seguito ad un sopralluogo della Asl competente che ha verificato le temperature incompatibili con il normale svolgimento delle attività lavorative (facchinaggio).

Se l'episodio climatico fosse così eccezionale, la decisone aziendale avrebbe un'attenuante. Invece d'estate fa caldo come sempre e la temperatura supera spesso i 30 gradi, fino ad arrivare a temperature impossibili, come ha rilevato la Asl.

Se Unicoop avesse dotato il magazzino di un impianto refrigerante che abbassasse di qualche grado la temperatura, come richiesto da anni dai lavoratori, tutto ciò non sarebbe successo.

Questi signori, invece, dotati di ottimi impianti di climatizzazione nei loro uffici, si son ben guardati di intervenire per tutelare la salute dei propri dipendenti, finché in extremis non è intervenuta la Asl.

La conseguenza è che Unicoop Firenze, a costo zero, risolve (?) il problema. I dipendenti vengono come al solito dopo. Cosa sarebbe successo negli uffici se si fosse bloccato il sistema di climatizzazione?


COLLETTA PER I LAVORATORI LICENZIATI DELL'APPALTO DI CENTRALE ADRIATICA


Costituito un comitato: aiuto, giustizia e fermezza le parole chiave. Lunedì incontro con l’assessore

Azioni in più direzioni per i 26 espulsi dal magazzino Coop

Se le manovre in corso non si concludessero col reintegro dei lavoratori, il gruppo che si è raccolto attorno a Graziella Zuffi per seguire la vicenda è pronto ad azioni forti nei confronti di Aster Coop e anche di Centrale Adriatica, che è responsabile e fruitrice del servizio logistico esternalizzato svolto nel magazzino di Pievesestina.


CESENA. Solidarietà e giustizia. Sono i due binari su cui si muoverà un comitato spontaneo che si sta formando per sostenere 26 lavoratori licenziati di punto in bianco, nelle scorse settimane, dal magazzino Coop di Pievesestina.

Solidarietà è quella che si cercherà di dare, non solo a parole ma in modo molto concreto, aiutando economicamente famiglie che hanno visto completamente azzerato ogni reddito. Colpa di una normativa che non prevede ammortizzatori sociali per i soci-lavoratori di cooperative che restano disoccupati. Per garantire la sussistenza minima, nell’attesa di una soluzione del problema esploso dopo l’affidamento ad Aster Coop dello smistamento delle merci dirette verso centinaia di punti vendita, verrà presto lanciata una campagna di raccolta fondi. Sarà rivolta a tutti i cittadini e probabilmente avrà come primo momento una festa-denuncia, con cena e musica, al “Magazzino Parallelo” di via Genova.

Giustizia è l’altra parola d’ordine del comitato, al quale hanno aderito gruppi, associazioni e singoli della società civile. In un comunicato inviato dopo una riunione che si è svolta l’altra sera, si usano parole molto chiare. Vengono bollati come «evidentemente illegittimi» i licenziamenti fatti in luglio, «per una presunta inidoneità, del tutto priva di motivazione» (approfittando di una disposizione inserita nello statuto di Aster Coop, che consente di lasciare arbitrariamente a casa i “soci in formazione”, nei primi tre mesi della loro attività).

Perciò la richiesta è secca: «Questa ingiustizia va immediatamente eliminata», riassumendo tutti i lavoratori che sono stati espulsi. Il sindacato si è già mosso per cercare di ottenere questo risultato, impugnando i licenziamenti davanti al giudice del lavoro. Il comitato cittadino vuole spalleggiare questa azione, pur mantenendo una sua «autonomia». Nell’ultima riunione ha ribadito la sua «fermezza», temperata momentaneamente da una «cautela» che gli stessi rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto.

Il tutto per non minare un confronto tra le parti che si è riaperto attorno ad un tavolo in cui l’amministrazione comunale ha deciso di essere presente in modo attivo. Questo interessamento dell’istituzione pubblica è stato considerato positivamente dal comitato, che ha anche incassato la disponibilità dell’assessore al Lavoro, Matteo Marchi, a fissare un incontro proprio con una delegazione del comitato: dovrebbe svolgersi lunedì prossimo.

Se le manovre in corso non si concludessero col reintegro dei lavoratori, il gruppo che si è raccolto attorno a Graziella Zuffi per seguire la vicenda è pronto ad azioni forti nei confronti di Aster Coop e anche di Centrale Adriatica, che è responsabile e fruitrice del servizio logistico esternalizzato svolto nel magazzino di Pievesestina.

Si parla di «ogni iniziativa di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, delle autorità civili e religiose e dei soci coop», per opporsi a «un trattamento così gravemente lesivo dei diritti sanciti dalla Costituzione e in palese contrasto con i principi e i valori del movimento cooperativo».




2 settembre 2011

Gian Paolo Castagnoli

Il Corriere di Romagna


Vedi anche:
Appalto magazzino Coop Centrale Adriatica: «Fatta piazza puliti di chi ha problemi»

BERTONE:«MI RACCOMANDO LE COOP». SACCONI:«GIA' RISOLTO»


Ennesimo ritocco alla manovra. Il ministro Sacconi, su raccomandazione del segretario di stato vaticano, cardinal Bertone, mette in salvo anche le Coop, che quindi dovrebbero continuare ad essere favorite da una tassazione agevolata.





Uno scambio di battute tra il cardinale Tarcisio Bertone e il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, registrato dalla telecamera di TMNews, conferma la modifica della norma sulle cooperative contenuta nella manovra bis. Nella registrazione, avvenuta a margine della 44esima giornata di studi delle Acli a Castel Gandolfo, si sente il segretario di Stato Vaticano dire al ministro: «Mi raccomando... le cooperative».
Sacconi lo rassicura: «Abbiamo già risolto d'accordo con il...» e dal labiale sembra di capire che la parola successiva sia «ministro».
Il ministro, sempre a Castel Gandolfo, intrattenendosi con i giornalisti sul tema delle cooperative aveva spiegato: «Abbiamo ulteriormente riordinato, e credo definitivamente, il prelievo fiscale per le società cooperative nella consapevolezza che sono tante cose».

Bertone: «Il mondo cooperativo merita un trattamento migliore» - Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato del Vaticano, spende parole di elogio nei confronti del mondo delle cooperative colpito dalla manovra economica del Governo.
«Mi sembra - ha detto il cardinale Bertone intervenendo al quarantaquattresimo incontro nazionale di studi delle Acli - che questo mondo, da apprezzare perché in tempi di crisi ha dato lavoro e solidarietà straordinaria, meriti un trattamento migliore di quello che gli è stato riservato nella recente manovra».
«I diritti sociali sono parte integrante della democrazia sostanziale e l'impegno a rispettarli non può dipendere meramente dall'andamento delle Borse e dei mercati».
Bertone ha parlato di «civilizzazione dell'economia in contrapposizione alla forte tendenza speculativa. Un'economia civile non può trascurare la valenza sociale dell'impresa e la corrispettiva responsabilità nei confronti delle famiglie dei lavoratori, della società e dell'ambiente».

Sacconi: «Riordinato il prelievo sulle società cooperative» - «Abbiamo ulteriormente riordinato, e credo definitivamente, il prelievo fiscale per le società cooperative nella consapevolezza che sono tante cose». Lo ha affermato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, a margine del 44esimo incontro nazionale di studi delle Acli.
Sacconi ha sottolineato che «ci sono le cooperative a prevalente scopo mutualistico e altre che questa prevalenza non hanno.
Rimane una significativa differenza con le altre forme societarie perché riconosciamo, come tra l'altro fa la Costituzione, la valenza e l'importanza delle forme cooperative».
Voci di dissenso dalla platea Acli si sono levate anche durante altri passaggi dell'intervento di Sacconi, in particolare quando il ministro del Welfare ha rivendicato la tenuta sociale del paese e quando ha sottolineato che non è più il tempo «dell'uso smodato del debito».
Sacconi ha detto che «bisogna ripartire dai nostri fondamentali, altrimenti non troveremo la forza per affrontare questo tempo. E se ci limitassimo alle politiche pubbliche fatte di spesa non capiremmo la straordinarietà del tempo che viviamo. È finito il tempo dell'uso smodato del debito».
A questo punto dalla sala si sono levate voci di dissenso e di protesta che hanno innescato la reazione del ministro: «Se non avete il prosciutto sugli occhi... Vi sto chiedendo di uscire da processi di secolarizzazione, quelli che si traducono tutti in proposte di spesa pubblica». Poi ha aggiunto: «Penso con pena a quei due delegati cattolici della settimana sociale di Reggio Calabria, non so come infrattati, che votarono contro un ordine del giorno di solidarietà alla Cisl per gli attacchi subito alle sue sedi». E questa volta è scattato l'applauso

Acli: «Ingiusto punire le cooperative» - «Non condividiamo la parte della manovra che prevede la riduzione dei vantaggi fiscali per le cooperative». Lo ha detto il presidente nazionale delle Acli, Andrea Polivero, intervenendo alla seconda giornata dell'incontro nazionale di studi a Castel Gandolfo e rilanciando il monito del segretario di Stato del Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone.
«Vengono colpiti ingiustamente - ha sottolineato il presidente delle Acli - proprio quei soggetti che tanto hanno fatto non solo per l'occupazione, ma anche e soprattutto per generare socialità e coesione. Colpire l'evasione fiscale diventa un obiettivo tanto più significativo se insieme si fa comprendere che i benefici andranno a vantaggio appunto di chi ha fatto la propria parte, di quella fetta di società che ha tenuto insieme competizione e cooperazione, economia e responsabilità sociale».

Olivero (Acli): «Pronti a nuovo impegno dei cattolici in politica» - «Come laici siamo pronti ad assumerci i nostri rischi, ad andare incontro anche a possibili e inevitabili errori. Ma non vogliamo tirarci indietro».
«Le Acli - ha affermato Olivero - vogliono rispondere senza indugio all'appello rivolto da Papa benedetto per formare una nuova generazione di cattolici impegnati ad 'evangelizzare' il mondo del lavoro, dell'economia, della politica».
«Non abbiamo la presunzione - ha aggiunto - di avere le risposte giuste per i tanti e gravi problemi che attanagliano il mondo del lavoro, ma la convinzione, questa sì, che i valori del Vangelo possono illuminare e guidare i nostri passi nel discernimento.
Lavorare per la pace, la giustizia, operare per dare lavoro buono ai giovani e speranza di vita dignitosa a tutti ci pone su frontiere difficili. Ma è questa la sfida del cristiano».

Bonanni (Cisl): «D'accordo con Bertone, su coop colpo ingiusto» - Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, è «d'accordo» con il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, secondo cui la manovra economica non doveva penalizzare le cooperative.
«E' un colpo inaspettato e ingiusto - ha detto Bonanni a margine del 44esimo incontro nazionale di studi delle Acli - nei confronti di un mondo che rappresenta un modello economico da sostenere e non da penalizzare».



2 settembre 2011

Diario del Web