21 luglio 2012

IL PIERO NEI NOSTRI RICORDI


Un anno fa, il 21 luglio 2011, moriva nei magazzini Unicoop Firenze, il nostro collega e amico Claudio Pierini

Alcuni ricordi tratti dal libro "Margherita adesso è tua"






Due parole su Claudio, Piero per tutti noi. Era un omone di 52 anni vissuti con fatica. Ma era un "personaggio" all'interno del magazzino e, per quelle particolari dinamiche umane, forse non proprio nobilissime, noi colleghi scherzavamo più che volentieri con lui, probabilmente proprio a causa delle sue condizioni di fragilità psicologica, che per contrasto ci facevano sentire più furbi. Ma era proprio così?


Nei fatti, forse, questa è un'interpretazione un po' troppo severa, perché era comunque un modo per dimostrargli affetto che lui capiva ed apprezzava, era creare un linguaggio condiviso fatto di battute surreali, scherzi e burle. Era lui a cundurre il gioco, con i suoi racconti fantastici e paradossali e noi gli davamo spago. Era probabilmente la sua difesa per alleviare una vita troppo pesante.

Di seguito pubblichiamo alcuni ricordi del Piero, scritti da colleghi del magazzino e tratti dalla pubblicazione in sua memoria "Margherita adesso è tua". Il titolo prende spunto dalla passione del nostro Amico per il canto. Uno dei suoi cavalli di battaglia era proprio la canzone "Margherita".



Lassù il tempo è sempre bello


Parlare del Piero? Ci vorrebbe un romanzo. Siamo entrati a lavorare quasi insieme ed è stato subito feeling. Io ero uno dei privilegiati a detta sua, nello scherzare potevo fare e drigli qualsiasi cosa, senza che lui se la prendesse più di tanto.
Ma cominciamo con il karaoke.
Più di vent'anni fa, a Firenze nel giorno del suo compleanno, eravamo tantissimi. Cena con karaoke. Dal ridere io e Giovanni Brogelli per poco non la rimettemmo la cena. Ci divertimmo un sacco e il Piero dalla contentezza aveva l'umore alle stelle.
Poi il racconto delle donne.
Se io gli avevo dichiarato 2, lui rispondeva d'averne 4 - 6 - 8 - 10. Arrivò al record di 500 ad un certo punto, sostenendo d'aver avuto un rapporto anche con Paola Turci (che, dopo, l'aveva pure pagato).
Tanto per rimanere sul filone, ricordo che durante una cena sparì per ricomparire dopo mezz'ora. Gli chiedemmo dove fosse stato e lui, tranquillissimo, ci rispose che s'era fatto entrambe le cameriere.
La mattina, mentre mangiava il primo panino della giornata, noi stavamo lì tutt'intorno a guardarlo masticare. Gli dicevo sempre, per scherzo, di offrirmene un pezzetto e lui me lo dava ogni volta, mentre ad altri riservava mosse di karate e boxe.
Mi regalò una pietra tempo fa e mi commosse. La dava a me perché ero il Ferro, il suo amico.
E quella volta alla partita di calcetto? Tirò una pedata a un cordolo e si ruppe un piede. Giorni dopo venne a trovarci. Una borsa da sport proteggeva la gamba sinistra ingessata. Appena fu a tiro di battuta cominciammo a fargli domande. Soprattutto una.
«Piero, abbi pazienza! Ma la unn'era quell'altra la gamba rotta? La uunn'era la destra?»
«Voi vu siehe tutti grulli!»
[...]

R. F.



Cinque cerchi in corsia

Al magazzino di Sesto, il Piero era l'attrazione principale delle Olimpiadi.
Il lancio del giavellotto era effettuato con un manico di scopa o un bastone.
Poi c'era la corsa, ovvero fare tutta la corsia da cima a fondo.
L'imprevisto successe col calcio. Durante il riscaldamento, Claudio andò a battere un angolo, ma invece di colpire il pallone centrò un'alzanella di cemento. piede fratturato, Olimpiade sospesa.

C. G.



Il grande Piero

In ogni luogo di lavoro esistono quelli che a Firenze noi chiamiamo i "personaggi". Il Piero era uno di questi, fuor di dubbio.
Grande Piero! Così lo apostrofavo quando avevo occasione di incrociarlo. Grande per la sua stazza, ma anche (e semmai di più) perché grandi erano i suoi racconti surreali, che narravano senza freni di inverosmili avventure amorose, di equilibrismi erotici senza precedenti. Grande il suo amore per la canzone e grande la sua autostima (solo sua per la verità...) come cantante. Invero, era una stonatura vivente, ma il sentimento, quello si! C'era ed era grande! E aveva grandi occhi azzurri.
Le aneddotiche sono infinite. Ognuno di noi, dei suoi colleghi, è depositario di quelche esclusiva confessione segretamente riferitagli dal Piero, magari il lunedi mattina: una presunta nuova conquista, un'estensione mooooolto personalizzata del Kamasutra, chissà cos'altro. Un teatrino dell'assurdo messo in scena ogni giorno, con grande godimento di tutti, per primo del Piero. Vantarsi era il suo diletto. Che poi la realtà fosse ben diversa, poco importa. L'uomo è sogno, cos'altro?
Tutti eravamo a conoscenza delle sue difficoltà. A quelle affettive, relazionali (psichiche, insomma), sie areno sommati problemi fisici - molti, negli ultimi anni - ed economici: madre gravemente malata, fratello disoccupato, lo sfratto; e lui a sostenere tutti. Tanti e tali problemi che talvolta anche l'inossidabile Piero non poteva esimersi dal mostrarsi provato e preoccupato.
C'è chi nasce col destino avverso, con una spirale perdente nel DNA? Se esistono, il Piero è probabilmente stato uno di loro. Ma non per me e per noi. Nel mio cuore rimarrà sempre il grande Piero.
Un'illusione.

A. Z.



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